FARINA (Ferniani, Treré, Cavina e Graziani, Fabbriche Riunite di Ceramica, F.R.C., Società Ceramiche Faentine, S.C.F., Manifattura Ceramica Faentina, Fabbrica di Maioliche Faentine, Manifatture Ceramiche di Monari Vitolo e C., Antica Fabbrica A. Farina) |
QUOTAZIONI |
La manifattura "A. Farina & Figlio" viene
fondata nel 1876 da Achille Farina (1804-1879) a Faenza.
Alla sua morte la gestione della fabbrica passa al figlio
Lodovico il quale alla produzione di ceramiche artistiche ne
affianca una, di tipo industriale, di stoviglie.
Nel 1898 Achille Farina è costretto a cedere la fabbrica al
milanese Federico Mylius, proprietario dei locali, e continua la
sua attività di ceramista in un piccolo laboratorio artigianale.
Mylius, insieme all'avvocato Giuseppe Brussi e ad altri piccoli
azionisti, riunisce tre ditte ceramiche faentine: la
"Ferniani", la "Trerè" e la
"Farina".
All'inizio del Novecento la manifattura viene presa in consegna
dal faentino Conte Carlo Cavina che, in società con Graziani
cambia la denominazione sociale in "Cavina e Graziani".
Nel 1903 la ditta cambia nuovamente nome e diviene
"Fabbriche Riunite di Ceramica" (marchio F.R.C.), viene
nominato direttore tecnico Cesare
Contavalli e direttore artistico Tomaso Dal
Pozzo, che detiene l'incarico fino al 1906.
All'inizio del Novecento collaborano con la manifattura, tra gli
altri, il faentino Domenico
Baccarini e alcuni dei ceramisti appartenenti al suo
"cenacolo", Ercole Drei, Giovanni
Gulmanelli, Achille
Calzi e dai forni della ex "Farina" escono lavori
di grande rilievo artistico e tecnico che la rendono famosa nel
mondo.
In questi anni la manodopera raggiunge i 150 lavoratori.
Nel 1906 la direzione artistica della fabbrica passa a Achille
Calzi, figlio del ceramista Giuseppe, anche
lui dipendente della fabbrica..
Nel 1908 la manifattura partecipa all'Esposizione Torricelliana
di Faenza dove vince un premio di 300 Lire, nello stesso anno
assorbe la ditta "Ancarani"
di Angelo Treré.
Nel 1908 la fabbrica si ristruttura, licenzia numerosi lavoratori
e, con denominazione "Fabbrica di Maioliche Faentine",
riprende la produzione con solo 64 dipendenti, suscitando le ire
dei licenziati e della "Federazione Italiana dei Lavoratori
della Ceramica".
Verso la fine dell'anno la fabbrica chiude per alcuni mesi e
riapre i battenti a gennaio del 1909 con il nome di
"Società Ceramica Faentina" (S.C.F.).
Pochi mesi dopo la ex "Ferniani", i cui lavoratori si
costituiscono in cooperativa, si stacca dalla madre casa.
Nel 1910 la fabbrica partecipa all'Expo Universale di Bruxelles e
apre un negozio-esposizione a Milano, nella Galleria Vittorio
Emanuele, ma nello stesso anno il consiglio d'amministrazione
delibera la chiusura della società.
Un anno dopo la fabbrica, passata al nuovo proprietario Massimo
Popper, assume la denominazione di "Manifattura Ceramica
Faentina" (M.C.F.) con un cerchio quadripartito contenente
le iniziali e contornato da fiamme.
Nel 1912 entra in società con Popper il mantovano ing.
Chizzolini e con il nuovo capitale viene realizzato un forno a 32
bocche per la produzione di piatrelle da pavimentazione e
rivestimento.
Nel 1914 la fabbrica chiude nuovamente ed è rilevata dalla ditta
"Monari Vitolo e C." che ne cambia ancora una volta
l'intestazione in "Industrie Riunite Faentine" e che
negli anni della guerra diviene "Manifatture Ceramiche di
Monari Vitolo e C."
La direzione artistica viene affidata a Vincenzo Savini,
poco dopo sostituito da Aldo Zama, e
viene riesumato il vecchio marchio della manifattura
"Farina" consistente in due triangoli incrociati con
una F al centro.
In questi anni tra i dipendenti della ditta troviamo una
giovanissima Maria
Ricci, futura moglie di Ezio
Castellini
Nel 1925 Zama lascia l'incarico per mettersi in proprio e viene
sostituito da Giovanni
Pretolani, già dipendente della manifattura dal 1919.
Non più remunerativa la fabbrica viene progressivamente
abbandonata dalla proprietà e nel 1926 la banca proprietaria
dell'immobile cede in affitto la fabbrica a tre dipendenti: Amedeo Meinardi,
Marcello
Zanetti e Roberto
Mazza che nuovamente mutano la ragione sociale dell'azienda
denominandola "Manifattura Ceramiche Faentine" e poi
"Antica Fabbrica A. Farina".
Dal 1936 collabora con la manifattura la decoratrice Elena Ghetti
Tra varie vicissitudine economiche e finanziarie la fabbrica
rimane attiva fino al 1944 quando viene distrutta da un
bombardamento.
Tra gli artisti e gli artigiani attivi presso le manifatture ex
"Farina", oltre a quelli già citati ricordiamo: Paolo Ferlini, Ezio Boschi, Fausto Dal Pozzo,
Tomaso Dal
Pozzo, Luigi
Fantoni, Luigi
Flamigni, Giuseppina
Fregnani, Celestina
Borghi, Riccardo
Gatti, Vincenzo
Ossani, Sante
Ghinassi e Ferruccio
Savini oltre al torniante Giuseppe
Melandri.
Nell'immediato dopoguerra nei locali della "Fabbrica
Farina" si insedia la "Cooperativa
Artigiani Ceramisti Faentini" che produce, in questa
sede, fino al 1950 quando si trasferisce in via delle Ceramiche
11 e nella sede di via Canal Grande diviene operativa la "Antica
Fabbrica Ceramiche Farina di Mazurek ing. Blazey"
dal 1900 ca |
dal 1900 ca |
dal 1909 ca |
1910 |
1911 ca |
dal 1918 |
www.treccani.it/enciclopedia/ferniani_(Dizionario-Biografico)/
http://books.google.it/books?id=wrbp3q27SukC&pg=PA13&lpg=PA13&dq=ceramiche+fabbriche+riunite
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