Emilio Casadio, nato a Faenza nel 1902,
dopo un periodo di apprendistato presso varie manifatture
faentine inizia la sua attività di modellatore, stampatore e
formatore presso la manifattura Melandri-Focaccia
all'inizio degli anni Venti.
Nel 1925 si trasferisce per un breve periodo presso la fabbrica
"La Faience"
di Paolo Zoli e
successivamente diviene collaboratore della "Faventia
Ars" dove rimane fino al
1927, anno in cui passa a lavorare con il suo amico e maestro Mario
Ortolani.
Nel 1929 Emilio Casadio lascia Faenza e si trasferisce a Pescara
e trova lavoro presso la fabbrica di ceramiche "Maiolica d'Abruzzo" di proprietà di Emilio Polci.
Nel 1932 torna a Faenza e preso contatto con Aldo Sintoni decide di aprire con lui la bottega per la
produzione di ceramiche "Casadio e Sintoni".
L'anno successivo rilevano i locali della ex fabbrica di Giuseppe
Fiumi completa di attrezzature e
forno e, con l'aiuto economico di Romolo Archi, iniziano la
produzione che però cessa un anno dopo a causa degli scarsi
risultati economici ottenuti.
Dopo una breve collaborazione con Mario
Morelli, Emilio Casadio
trascorre alcune settimane nella fabbrica "Vulcania" di Colle Val d'Elsa quindi rientra a
Faenza e alla fine del 1935 apre un grande laboratorio in proprio
in via delle Maioliche.
Nello stesso anno ottiene il Grand Prix d'Honneur all'Esposizione
Internazionale di Bruxelles.
Frequentata da numerosi artisti, tra cui Domenico
Matteucci e saltuariamente Angelo
Ungania, la bottega fu
soprannominata la "Bagutta
Faentina" e divenne un
punto di riferimento per i giovani artisti della città.
Dopo alcuni mesi entra in società con Casadio il designer e
decoratore murale Antonio Gordini.
Nel 1937 le ceramiche della ditta vengono presentate con successo
all'Esposizione Internazionale di Parigi e l'anno Successivo a
quella di New York.
Nel 1939 ottiene il premio al merito Gaetano Ballardini e la
medaglia d'argento alla IX Settimana Faentina.
Nel 1940 la società si scioglie e Casadio continua da solo la
produzione che però non riesce ad imporsi sul mercato e nel
marzo dell'anno successivo chiude il laboratorio e si trasferisce
a Parma dove insegna nel locale Istituto d'Arte.
Grande esperto di smalti partecipa, con una monumentale maiolica
dal titolo "la madre del soldato" realizzata a quattro
mani con lo scultore parmense Carlo Corvi,
alla III edizione del Concorso Internazionale della Ceramica
d'Arte Contemporanea di Faenza del 1941, ottenendo il primo
premio.
Nel 1942 Emilio Casadio è nuovamente premiato al Concorso
Internazionale della Ceramica di Faenza.
Nel 1944 lascia Parma e l'insegnamento e si trasferisce a Firenze
presso la manifattura "Ceramica
d'Arte di Eugenio Pattarino".
Dopo qualche mese torna a Faenza, fonda una cooperativa con
tredici soci e sede nella vecchia fabbrica "Farina", dopo pochi mesi lascia di nuovo Faenza,
si trasferisce a Sesto Fiorentino e quindi in Svizzera, a
Chavannay-Rennes, dove apre con Beatrice Cenci di Bello la
fabbrica "Ceramica Artistica Romande".
Nel 1957 torna in Italia, si stabilisce a Firenze e assume
l'incarico di direttore artistico presso la fabbrica "C.A.P.E.F." del professor Eugenio
Pattarino, incarico che detiene
fino al giorno della sua morte nel 1964.