LENCI | QUOTAZIONI
parte 1 dal 5/3/2010 al 13/6/2013 QUOTAZIONI parte 2 |
Nel 1919, Helen Konig
e il marito Enrico Scavini, fondano a Torino, in via Marco Polo
15, una piccola fabbrica artigianale di giocattoli in legno e
mobili da bambola.
Dopo alcuni mesi di attività mettono in produzione una serie di
bambole in feltro che riscuote presto un grande successo
commerciale cosi la ditta "Lenci" (sigla ricavata dal
diminutivo di Helen, Elenchen, dato dal marito alla proprietaria
e poi nobilitato come acronimo di "Ludus et nobis constanter
industria", si trasferisce nei locali di via Cassini 7,
assume centinaia di dipendenti e inizia ad avvalersi della
collaborazione di alcuni famosi artisti quali Sandro
Vacchetti, che ricopre anche l'incarico di direttore
artistico della produzione e Gigi Chessa.
Nel 1925 la ditta partecipa con le sue bambole all'Esposizione di
Arti Decorative di Parigi dove vince tre Grand Prix,
sette diplomi d'onore, sei medaglie d'oro e tre d'argento.
Intorno al 1928, forse influenzata dal successo delle figurine
femminili in porcellana di produzione danese e austriaca, la
"Lenci" decide di intraprendere la produzione della
ceramica e nello stesso anno presenta le prime creazioni
all'Esposizione Internazionale di Torino riscuotendo subito un
importante successo e il plauso di Giò Ponti.
Sempre nel 1928 la produzione della manifattura si affaccia oltre
i confini nazionali con la mostra alla Callows Gallery di Londra.
Nel 1929 le ceramiche "Lenci" sono presentate, in una
personale dedicata alla ditta, nella Galleria d'Arte Pesaro di
Milano.
Nel 1930 la ditta partecipa, sempre con grande successo, alla
prestigiosa "Galleria della Ceramica" della IV
Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa e Industriale
Moderna di Monza
Utilizzando un biscotto finissimo, ottenuto da una mistura di
caolini nazionali con l'aggiunta di terra d'Olanda, una cottura
in forno a mille gradi e l'uso di mezzetinte ricche di
trasparenze consentite dall'uso di colori dati sottovernice, la
produzione raggiunge risultati di altissimo livello qualitativo.
Sebbene la produzione è imperniata sui multipli, realizzati a
colaggio ma decorati sempre singolarmente, grazie alla
collaborazione di una ventina di grandi artisti le creazioni
della "Lenci" valicano i confini dell'artigianato per
raggiungere risultati plastici e cromatici della scultura d'arte.
Oltre ai già citati Vacchetti e Chessa collaborano con la
"Lenci" artisti di grande valenza come Giovanni Grande
e la moglie Ines
Panchieri Grande, Mario Sturani, Felice Tosalli,
Abele Jacopi,
Michele Polito,
Beppe Porcheddu,
Giulio da
Milano, Giovanni
Riva, Clelia
Bertetti, Massimo
Quaglino, Paola
Bologna, Claudia
Formica, Teonesto
Deabate, Nillo
Beltrami, Lino
Berzoini, Renata
Ponti, Otto
Maraini, Valerio
Pisano, Bona
Sancipriano, Camillo
Ghigo e i fratelli Giovanni, Giuseppe, Tina e Antonio Ronzan
oltre a numerosi artigiani formatori, plasmatori e decoratori,
spesso di grandi capacità.
Tra il 1928 e il 1931-32 la produzione raggiunge i massimi
livelli stilistici e qualitativi con la realizzazione di modelli
plasmati dagli artisti e decorati sotto il loro stretto
controllo.
Di questi anni è la collaborazione esterna di Alessandro Mola
La produzione di questo periodo è riconoscibile per la
numerazione dei modelli fino a 420 riportata sotto la base dei
lavori eseguiti
Nonostante il successo ottenuto la "Lenci" si trova
presto in difficoltà a causa degli elevati costi di produzione e
già nel 1931 Clelia Bertetti lascia la casa torinese e fonda
"Le Bertetti" seguita
nel 1933 da Sandro Vacchetti che apre, insieme a Nello Franchini,
la "Essevi".
Nel 1934 la direzione artistica della ditta passa a Mario Sturani
che detiene l'incarico fino alla definitiva chiusura della ditta
avvenuta nel 1964.
I modelli realizzati tra il 1931 e il 1936, alcuni di grande
qualità e altri di sapore più commerciale, sono riconoscibili
dal numero del modello compreso tra il 421 e il 1160.
Al 1936 risale l'ultima apparizione della fabbrica ad una
importante manifestazione che vede le ceramiche "Lenci"
presenti alla VI Triennale d'Arte di Milano.
Nel 1937, a causa di un grave dissesto finanziario, la signora
Scavini è costretta a vendere la ditta al sig. Beppe Garella di Torino
che, sotto la stessa denominazione, continua la produzione senza
però più raggiungere i risultati stilistici della precedente
gestione.
Negli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto
mondiale collabora con la ditta anche Giovanni Girardi.
La produzione del dopo guerra è individuabile dai numeri dei
modelli a partire dal 1170 fino alla più recente numerazione
alfanumerica.
Nel dopoguerra la ditta continua a produrre i modelli di maggior
fortuna affiancati da nuove produzioni di minor rilievo artistico
ma, nei primi anni Cinquanta, grazie alla creatività e al genio
del direttore artistico Mario Sturani, entrano in produzione
nuovi modelli di grandi qualità artistiche e di grande successo.
Negli anni successivi, oltre al proseguio della collaborazione di
Helen Konig anche la figlia Anili Scavini
realizza per la ditta alcuni modelli.
Nel dopoguerra tra i collaboratori della ditta troviamo il
modellatore Sciancalepore.
Tra i vari marchi della manifattura, tutti facilmente riferibili
alla ditta, ne ricordiamo uno, che si può trovare essenzialmente
sulle ceramiche plasmate dalla Scavini, costituito dalla sigla
"ICNEL" e quindi non facilmente riconducibile ai lavori
della manifattura.
La produzione cessa definitivamente nel 1964.
http://it.wikipedia.org/wiki/Lenci_(azienda)
www.avventuralenci.it/avventura_Lenci/La_LENCI_DI_BEPPE_GARELLA.html
www.artericerca.com/Lenci/Scavini%20K%C3%B6nig%20Helen,%Biografia.htm