Pittore, poeta, scenografo,
autore teatrale e anche ceramista Farfa, pseudonimo di Vittorio
Osvaldo Tommasini, nasce a Trieste intorno al 1880.
Il 12 gennaio 1910 viene in contatto, per la prima volta, con il
movimento futurista durante una serata futurista al Politeama
Rossetti di Trieste ma la sua partecipazione attiva al movimento
si sviluppa nel secondo futurismo quando, entrato in contatto per
una collaborazione professionale con Tullio
Mazzotti, grazie al comune amico
Giovanni Acquaviva, costituisce con lui il gruppo futurista
savonese.
Nel 1924 partecipa, invitato da Fillia, ad
alcune mostre organizzate dal gruppo futurista torinese.
Nel 1929 si trasferisce a Savona e prende frequenta il gruppo di
ceramisti futuristi albisolesi.
Nello stesso anno è presente alla mostra "Trentatre
Futuristi" alla Galleria Pesaro di Milano, l'anno successivo
partecipa, nella stessa galleria, a "23 Pittori
Futuristi" e alla "Mostra Futurista Architetto
Sant'Elia e 22 pittori futuristi".
Nel 1930 disegna, per la manifattura "M.G.A." dei Mazzotti ad Albissola Marina, in
collaborazione con Tullio, 11 pezzi, realizzati da Giuseppe
Giacchino, destinati a
rivoluzionare gli stilemi della ceramica futurista.
Nel 1931 espone alla "Mostra Futurista" a Firenze e
alla "Mostra Futurista di Aeropittura e Scenografia"
alla Galleria Pesaro di Milano.
Nel 1932 partecipa alla mostra organizzata da Fillia
"Aeropittura-Arte sacra futurista" e le fotografie di
alcune sue ceramiche sono esposte alla "Mostra di Fotografia
Futurista" di Trieste.
Nel 1933 partecipa, nel padiglione allestito dai comuni di Savona
ed Albisola, alla "Prima Mostra Nazionale Futurista di
Roma".
Tra il 1930 e il 1936 è probabile che abbia fornito alcuni
disegni per piatti alla manifattura ceramica savonese "MAS".
Come poeta pubblica "Noi miliardario della fantasia"
nel 1933, nel 1935 "Poema del candore negro" e nel 1937
"Marconia".
Nel 1943 cura con Acquaviva, Marinetti e Giunti il
"Canzoniere futurista amoroso guerriero" per i tipi
dell'Istituto grafico Brizio di Savona.
La sua produzione del dopoguerra non si discosta dai canoni
dada-futuristi e realizza diversi lavori presso la manifattura
"San Giorgio"
di Eliseo Salino e Giovanni
Poggi e grazie al suo lavoro
viene riscoperto da Enrico Baj e
negli ultimi anni della sua vita Farfa apre una nuova stagione
artistica che trova compimento nella grande mostra collettiva che
celebra il cinquantenario del futurismo italiano tenuta al Museo
di Arte Attuale di Silkeborg in Danimarca.
Nel 1954 tiene una personale alla Galleria S. Andrea di Savona.
Farfa muore a San Remo nel 1964, investito da un'auto e nel 1973,
nell'ambito della manifestazione "Rassegna 2000",
svolta a Villa Faraggiani in Albisola, gli viene dedicata, nella
sezione "Ritratti Oggi", un'importante retrospettiva.
Alcuni suoi lavori sono oggi conservati nel Museo Mazzotti.