Romeo BEVILACQUA | QUOTAZIONI |
Pittore, disegnatore,
decoratore e tecnico della ceramica Romeo Bevilacqua, fratello
del pittore e ceramista Arimondo, nasce a Firenze il 30 marzo del 1908.
Nel 1919 si trasferisce ad Albisola dove sin da piccolissimo
comincia a prendere confidenza con l'argilla.
Appena diciassettenne diviene direttore artistico della
manifattura albisolese "Landa" di proprietà dell'industriale Ernesto
Baccino e contemporaneamente segue i corsi di disegno
all'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.
Tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta apre un
piccolo studio privato denominato "Ars" ad Albisola Capo.
Poco più che ventenne entra a lavorare nella manifattura
ceramica albisolese la "Fenice" di proprietà di Manlio
Trucco di cui diverrà, dal 1933
al 1936, direttore artistico.
Nella seconda metà degli anni Trenta, chiamato da Tullio e Torido Mazzotti,
inizia la sua collaborazione con la "M.G.A." e, attratto dall'atmosfera modernista che
si respira all'epoca nelle manifatture albisolesi, inizia a
produrre opere di grande personalità ed estro che espone,
insieme ad altri futuristi a varie edizione delle Triennali
d'Arte di Milano.
Per la "Mazzotti" realizza opere sia nel tradizionale
stile antico Savona che lavori di piccola plastica ornamentale,
spesso a carattere caricaturiale, inoltre realizza, su disegni di
Prampolini e
Tato alcuni pannelli di piastrelle ceramiche.
Per la "M.G.A." lavora per oltre dieci anni in un clima
di massima libertà creativa realizzando ceramiche futuriste e
opere umoristiche e caricaturiali che espone in una mostra
personale di grande successo.
Nel 1933 è presente con alcune ceramiche alla I Mostra Nazionale
Futurista di Roma e alla Mostra dei Prodotti Artigiani della I
Settimana Albisolese.
Nel 1934 partecipa alla Prima Mostra di Plastica Murale di
Edilizia Fascista organizzata a Genova da Fillia, Enrico Prampolini
e De Filippis con la supervisione di Filippo Tommaso Marinetti.
Negli anni tra le due guerre collabora con la manifattura della
famiglia Mazzotti e, saltuariamente, con la "Alba
Docilia" di Adolfo
Rossello realizzando lavori che
spaziano dal futurismo agli stili tradizionali e antichi.
Dal 1944 torna a lavorare in proprio alla "Ars".
Negli anni successivi alla seconda guerra collabora assiduamente
con la manifattura "I.A.M.A." di Giuseppe
Giacchino.
Nel 1953 espone alla Fiera Artigiana di Vicenza una grande anfora
dal titolo "Giudizio Universale" nella quale raffigura
Leonardo da Vinci nell'atto di separare gli artisti reprobi,
seguaci del cubismo e dell'astrattismo, dai seguaci della
tradizione.
Muore a Savona il 22 marzo 1958.
Alcuni suoi lavori sono oggi conservati nel Museo Mazzotti di
Albisola.